Il processo di lievitazione è uno degli elementi centrali nella trasformazione degli alimenti da una fase grezza a una struttura stabile, digeribile e organoletticamente complessa. In questo contesto, è fondamentale distinguere tra lieviti naturali e lieviti chimici, due categorie tecnicamente molto diverse, per composizione, dinamiche di attivazione e impieghi. I lieviti naturali sono agenti biologici, costituiti da microrganismi vivi – prevalentemente lieviti e batteri lattici – in grado di innescare una fermentazione alcolica e/o lattica. Attraverso questo processo, gli zuccheri presenti nell’impasto vengono trasformati in anidride carbonica e composti secondari, con effetto diretto sulla lievitazione, la struttura e le caratteristiche sensoriali del prodotto finale. Rientrano in questa categoria il lievito di birra, la pasta madre e il kefir.
Nel panorama della panificazione italiana, il lievito di birra fresco continua a essere l’agente lievitante più utilizzato, con una quota di mercato che sfiora il 90% e un consumo annuo superiore alle 35 mila tonnellate . Tuttavia, negli ultimi anni si è osservata una crescente attenzione verso prodotti diversi, in particolare il lievito madre, grazie ai suoi benefici nutrizionali e alla maggiore digeribilità dei prodotti ottenuti: un trend in linea con la crescente domanda dei consumatori per prodotti artigianali, salutistici e sostenibili, che valorizzano ingredienti locali e metodi di produzione tradizionali.