La storia del gin ha attraversato tutta l’Europa. Il distillato più amato dalle regine inglesi è nato forse nel Giardino dei Semplici della scuola medica salernitana, intorno al XIII secolo, non con uno scopo “ricreativo” ma con il proposito di stabilizzare le proprietà del ginepro in una medicina facilmente conservabile e trasportabile. La ricetta fu messa a punto verso la metà del Seicento in Olanda e poi spopolò in Inghilterra, vuoi per la presenza di cereali da destinare alla distillazione, vuoi per il divieto di importare spirits stranieri, in particolare quelli prodotti dagli odiati francesi. Il gin conquistò presto tutto il regno, tanto da diventare parte del salario degli operai: le conseguenze non furono eccezionali, come è facile immaginare.
Oggi la passione per il gin sta tornando in Italia: non tanto (non solo) per un aumento dei consumi, quanto piuttosto per il fermento creativo che negli ultimi anni ha portato lo status del gin da distillato marginale a fenomeno culturale, fino a farlo diventare uno dei simboli più vivaci del bere contemporaneo. E se una volta i riferimenti erano quasi esclusivamente inglesi, oggi a dominare la scena ci sono oltre 800 etichette italiane, con produzioni che coprono l’intero territorio nazionale e che fanno della biodiversità uno dei loro principali punti di forza.
Tra le botaniche più utilizzate dai produttori italiani spiccano la scorza d’arancia amara, la salvia sclarea, il rosmarino, la lavanda, l’elicriso e la camomilla, ma anche note più audaci come il pepe rosa, le foglie di ulivo, il basilico genovese, la menta piperita, il limone della Costiera, il cappero selvatico, i fiori di sambuco o le bacche di mirto. Ogni territorio ha la sua voce, ogni ricetta una firma personale. Non a caso, in Italia, questa libertà compositiva ha trovato terreno fertile: tra le colline piemontesi e le coste pugliesi, tra gli aromi alpini e i profumi mediterranei, ogni produttore ha saputo raccontare un pezzo di territorio, una sfumatura di gusto, un’identità artigianale.
Un dato interessante – e forse poco noto – è che l’Italia è sempre stata una patria del ginepro. È qui che cresce spontaneo e abbondante, è qui che da secoli viene utilizzato in cucina, in erboristeria, in liquoreria. I distillatori italiani non hanno dovuto importare una tradizione, hanno semplicemente riscoperto e valorizzato una materia prima già parte della nostra cultura.