C’è qualcosa che trasforma profondamente ciò che mangiamo, in silenzio e senza che nessuno lo veda. Parliamo dei gas alimentari, invisibili protagonisti dell’industria del food & beverage. Ogni giorno lavorano dietro le quinte: rendono più lunga la vita degli alimenti, ne proteggono la freschezza, ne conservano gusto, aroma, colore. Non è magia, ma tecnologia applicata: dal confezionamento in atmosfera modificata alla surgelazione criogenica, i gas sono alleati potenti per chi produce e confeziona alimenti.
Prendiamo l’anidride carbonica: rallenta la crescita microbica e dà vita all’effervescenza di birre e bibite. O l’azoto, che, con la sua natura inerte, protegge gli alimenti più sensibili dall’ossidazione. E poi c’è l’ossigeno, apparentemente un nemico della conservazione, ma essenziale per mantenere vivo il colore delle carni rosse o per aiutare le insalate a “respirare” nelle confezioni. L’argon, infine, è il custode di vini e oli pregiati, perché crea una barriera protettiva contro l’aria e il tempo.
Ma non è solo questione di composizione. È questione di misura. La vera sfida sta nel trovare la miscela giusta, quella che meglio si adatta alla natura del prodotto e alla sua sensibilità. Per una purea di frutta, per esempio, bastano piccoli accorgimenti per conservare il colore e il sapore naturale. Per un paté di carne, serve precisione nella scelta dei gas per prevenire ossidazione e proliferazioni batteriche. Per il pesto, che unisce olio, aglio, basilico e pinoli, è l’atmosfera modificata a garantire il profumo e la brillantezza del verde.
