In ogni parte del mondo esiste almeno una salsa che accompagna la carne. È un gesto antico, quasi rituale: ammorbidire, esaltare, trasformare l’alimento principale arricchendolo di varianti e sfumature. Che sia una glassa dolce al melograno in una cucina mediorientale o un denso chutney speziato sul bordo di un piatto indiano, che sia una salsa barbecue affumicata servita su costine americane o una salsa verde in abbinamento a un bollito piemontese, quel filo cremoso che accompagna il morso racconta molto: in una salsa ci sono un territorio, una cultura, una precisa idea di equilibrio, una tradizione e anche una tecnologia. Non un dettaglio, ma una parte integrante del piatto.
Il settore è in un periodo di grande fermento. Il mercato mondiale delle salse e dei condimenti continua a crescere a ritmo sostenuto e nel 2024 ha raggiunto un valore di 259 miliardi di dollari. Crescono in particolare le salse pronte all’uso, quelle internazionali, le versioni premium e quelle artigianali. Si cercano sapori autentici, ma anche maggiore attenzione alla salute: senza glutine, con pochi zuccheri, senza conservanti. E si cerca anche comodità, con un incremento costante delle vendite online e dei formati monodose. In Italia, il consumo riflette alcune tendenze globali ma mantiene una forte identità locale. Il Nord-Ovest rappresenta quasi un terzo delle vendite nazionali, e la maionese resta in testa alle preferenze, seguita da ketchup, senape e salse di ispirazione asiatica. Anche nel nostro paese crescono le richieste di prodotti più leggeri, innovativi o legati a ingredienti funzionali. Accanto ai grandi brand internazionali come Heinz e Calvé, resistono e si rafforzano i produttori italiani attenti alla qualità e alla differenziazione.
