In Italia la produzione di miele è assicurata da oltre 1,6 milioni di alveari di cui il 79% circa è gestito da apicoltori commerciali che allevano le api per professione. Quest’ultimi sono circa 7 mila e si concentrano per poco meno di un terzo, il 32,1%, nel Nord-Ovest. Il 19,1% si trova nel Nord-Est, il 18,2% al Centro, il 17,2% nel Sud Italia e il restante 13,4% nelle Isole. Il tessuto imprenditoriale del settore italiano dell’apicoltura è formato per la stragrande maggioranza da microimprese (realtà con meno di 10 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro), che adottano la forma giuridica della ditta individuale (il 91,7%). Alta è la percentuale di aziende apistiche a trazione femminile, 19,5% del totale.
A prescindere dalle dimensioni, dalla quantità e dal tipo di prodotto (nel nostro paese si contano almeno 60 varietà di miele, mentre nel mondo sono non meno di 300), chiunque lavori e confezioni il miele deve conoscere le regole, precise e stringenti, dell’etichettatura, un elemento del packaging ormai fondamentale per questo settore, sia dal punto di vista della comunicazione, sia per il rispetto delle norme previste per legge. Una buona etichetta garantisce l’informazione, la trasparenza e la sicurezza per i consumatori, assicurando al contempo la conformità alle normative vigenti da parte dei produttori.
In Italia, le disposizioni relative all’etichettatura del miele sono delineate nel Decreto Legislativo 179/2004, che recepisce la Direttiva 2001/110/CE concernente la produzione e la commercializzazione del miele. Questo decreto fa riferimento anche alla normativa generale sull’etichettatura e presentazione dei prodotti alimentari, specificata nel Decreto Legislativo 109/1992, successivamente modificato dal Decreto Legislativo 181/2003. E una cosa è certa: la revisione delle normative è in continua evoluzione.
